Nuove vacanze sulla neve
Dal momento che non possiamo rischiare di vivere un terzo lockdown.
Tra Natale e l’Epifania non si scierà sull’arco alpino italiano, ma è molto possibile che in montagna nella propria regione ci si possa andare.
Chi desidera trascorrere qualche giorno sulla neve durante le vacanze di Natale si domanda: “avrà senso andare in montagna anche con gli impianti di risalita chiusi? Ristoranti, rifugi e alberghi saranno comunque attivi?”.
Insomma se sembra probabile che potremo andare in montagne all’interno della nostra regione, quello che è sicuramente possibile sarà fare ogni genere di attività fisica e sportiva in forma individuale, all’aperto e con i corretti distanziamenti.
Cosa faremo senza poter sciare? Ecco qualche suggerimento.
Lo sci di fondo, ad esempio. Lo sci fuoripista e lo scialpinismo che non necessitano di impianti di risalita.
Escursioni in neve fresca con le ciaspole e lunghe passeggiate a piedi su sentieri di neve battuta.
Potremo giocare con i bambini sullo slittino e pedalare sulla neve con le fat-bike.
Livigno ad esempio sarà una delle poche località alpine dove tutti gli alberghi e tutte le attività “non sciistiche” saranno aperte.
Qui oltre ad avere sempre un innevamento naturale da novembre a maggio è l’unica stazione su tutte le Alpi a poter contare su numerose piste per il freeride e per lo scialpinismo in aree controllate, il che significa che lo sciatore può risalire la montagna camminando o con le pelli di foca per poi scendere tra i boschi e lungo i pendii senza alcun pericolo di valanghe e in piena sicurezza.
Questo modo di intendere la montagna invernale apre al mercato dello sci sostenibile che sta riscuotendo un sempre maggior successo.
Altre località aperte sono Ponte di Legno, le piccole località sulle Prealpi bergamasche, Sestriere e Sauze.
All’estremo opposto dell’offerta invernale del turismo alpino troviamo località come Arabba, sulle Dolomiti, il quarto vertice del celebrato Sellaronda, l’itinerario sciistico più famoso del mondo. Si trova all’interno dei confini della Regione Veneto a 1600 metri di quota appena sotto il Passo Pordoi, conta solo 300 abitanti, qualche decina di alberghi e poche seconde case. Un paesino che vive quasi esclusivamente di sci, qui c’è l’aria più pulita delle Alpi e i percorsi con le ciaspole più belli delle Dolomiti.
A Natale non tutto sarà aperto, questo è chiaro e ci sarà sicuramente una politica dell’accoglienza che prevederà un ritocco dei prezzi al ribasso, non fosse altro che saltano i previsti cenoni di Natale e Capodanno.
Ci sarà anche la possiblità in quel periodo di fare soggiorni più brevi quando solitamente non si sarebbe potuto prenotare meno di sei pernottamenti, ma è pur sempre un inizio per noi, per la gente del luogo, per il turismo locale e slow. E’ pur sempre un inizio per essere consapevoli di noi stessi, degli altri, del mondo che ci circonda.
Maria Sole
on4 dicembre 2020 at 16:01 says:
Noi poveri cittadini chiusi in casa ,ma vorrei sapere sei grandi signori e politici cosa fanno ???
Andrea
on9 dicembre 2020 at 11:44 says:
A me non torna molto il discorso. Voglio dire: lo sci di per sé non è il problema (se uno è tutto coperto da tuta, occhialoni, etc) all’aria aperta, non è lì che si diffonde il contagio. Il problema è proprio il “contorno”: hotel, ristoranti, bar etc dei posti di villeggiatura montana.
Com questo non voglio dire che la scelta di chiudere sia giusta o sbagliata, ma intendo che se la logica è quella di evitare il rischio di contagio, qualsiasi tipo di attività vacanziera è alla pari e non ha senso proporre altri sport, a meno che una persona non faccia a/r in giornata da casa propria senza frequentare i bar, ristoranti etc…