Milano e il “salotto” dei futuristi
Milano è una città, molto sobria, che va scoperta e che soprattutto si scopre piano piano, costantemente ha avuto uno spirito progressista e i tempi li ha sempre anticipati con nuove sfide creative.
Lo spirito giusto per approcciarsi a Milano e per conoscerla bene è quello di passeggiare per le sue vie con discrezione e garbo osservando però ogni particolare.
Un esempio si trova in Corso Venezia 21, all’angolo con via Senato, poco distante da Piazza San Babila.
Purtroppo ci si fa poco caso e anche gli stessi milanesi non sanno che qui si trova una targa che ricorda la prima abitazione di Filippo Tommaso Marinetti.
Stiamo parlando del fondatore del Futurismo, poeta, drammaturgo, artista e grande lottatore del suo “credo“.
Marinetti fu il protagonista dell’avanguardia artistica del Novecento con le sue bizzarrie spregiudicate e rumorose di cui era promotore.
Lo conosciamo come leader di performance esaltate e a volte aggressive nei teatri e nelle strade cittadine che inneggiavano al coraggio e alla sommossa “contro l’estasi e il sonno“.
Fu interprete di un movimento rivoluzionario di grande rottura col passato, a cui aderirono Umberto Boccioni, Giacomo Balla, Carlo Carrà e altri artisti intellettuali del tempo.
Milano in quel periodo era molto effervescente e nel “salotto orientale del Vate Egizio“, veniva definito così perchè, Marinetti era nato ad Alessandria d’Egitto, si riunivano grandi musicisti come Igor’ Stravinskij oppure il direttore della Scala, il duca Umberto Visconti di Modrone.
Qui, nel salotto del Vate Egizio, veniva redatta la rivista “Poesia“, che dal 1905 dava spazio alle avanguardie straniere, esaltava la libertà e il dinamismo della parola, distruggeva la sintassi.
Tanto che nel 1910 con la pubblicazione del romanzo “Mafarka il futurista“, Marinetti suscitò tanto scalpore fra i benpensanti milanesi che venne arrestato per oltraggio al pudore e dovette trascorrere qualche giorno nel carcere di San Vittore.
Nello stesso anno viene lanciato il “Manifesto dei pittori futuristi” che sancisce tutti i valori rivoluzionari della nuova ideologia, che esaltava la guerra ormai alle porte e che poi finì con l’annientare se stessa.
Probabilmente se fosse stato per Marinetti, non ci sarebbe neppure questa targa incisa che lo ricorda, ma per fortuna c’è e ci rammenta che anche questa è storia ed è una parte caratterizzante della nostra Milano in continuo e costante fermento e cambiamento.
Luciana
on21 settembre 2022 at 10:50 says:
Ogni giorno impariamo qualcosa di nuovo.